Wolfen la belva immortale

Al detective Dewey Wilson (Albert Finney) vengono affidati i casi di alcuni selvaggi omicidi commessi a New York: una coppia di ricchi e alcuni homelessdel Bronx. Dewey pensa ad animali selvatici e le analisi rivelano che il pelo rinvenuto sui luoghi del delitto appartiene a un lupo. Ma non ci sono lupi a New York. Seguendo la sua pista, Dewey va a trovare Eddie (Edward James Olmos), un vecchio indiano che gli parla di esseri feroci in grado di cambiare forma: non si tratta di lupi, bensì di Wolfen, una specie di super-razza che da 25.000 anni batte gli stessi terreni di caccia, anche se nel frattempo si è urbanizzata. Strano film che dà una prospettiva nuova alla licantropia, imbastendo una teoria bizzarra e affascinante in cui il licantropo non è più frutto di una maledizione ma esiste come razza a sé, che si mescola alle sue prede. Il concetto è originale e qui viene usato all'interno di una struttura narrativa fermamente di detection, quasi noir per la presenza di un incombente senso del destino e per la figura del detective crepuscolare e marginale, ottimamente interpretato da Albert Finney. È l'unico film narrativo di Michael Wadleigh autore del mitico Woodstock, il documentario musicale sul festival rock. Raffinato e innovativo, Wolfen crea un'atmosfera inquietante e, anche se non trova una conclusione all'altezza delle premesse, resta un film interessante che all'epoca non ha incontrato i gusti del pubblico