Psycho

Dopo 22 anni, Norman Bates (Anthony Perkins), liberato perché guarito, è tornato nella vecchia casa e cerca di riprendere una vita normale. Lila Loomis (Vera Miles), la sorella di Marion Crain (uccisa da Norman nel film di Hitchcock), protesta fermamente contro la liberazione del pluriomicida. Norman sembra tranquillo e comincia a lavorare in un fast food, ma ben presto le sue ossessioni tornano a tormentarlo e, sconcertato, rivede la mamma. E i delitti ricominciano. Reverente seguito piuttosto anomalo per il fatto d'essere arrivato oltre vent'anni dopo, si lascia guardare con interesse, pur senza riuscire a ricreare il fascino morboso del film originario. La regia di Franklin è sufficientemente hithcockiana e gli sviluppi narrativi, spesso “astuti” e ben articolati, non si limitano a una mera iterazione dei motivi originari, per cui il film può essere promosso. Ma il motivo che ne rende interessante l'esistenza è Anthony Perkins, che qui ha la possibilità di riprendere il suo personaggio più famoso e lo fa con un'intepretazione sottile e bizantina che ricrea e aggiorna Norman Bates. Robert Bloch, autore del romanzo da cui è stato tratto il primo #Vedi#Psyco, aveva un'altra idea per la prosecuzione delle avventure di Norman Bates, ma la Universal è stata di diverso avviso, dando l'incarico della sceneggiatura a Tom Holland, successivamente regista horror di buon successo. Positivo l'esito al botteghino: 32 milioni di dollari lordi d'incasso negli Stati Uniti con un budget di 5