La Macchia della morte

Myles Clarkson (Alan Alda) è un critico musicale che aveva ambizioni come concertista, ma ha visto la sua carriera arrivare a un punto morto. Poi incontra il grande pianista Duncan Ely (Curd Jurgens) e sua figlia Roxanne (Barbara Parkins) e comincia a svilupparsi una relazione amichevole sempre più stretta che mette in sospetto la moglie Paula (Jacqueline Bisset), incapace di spiegarsi il grande interesse che Duncan sembra avere per suo marito. Poi Duncan, gravemente malato, muore e Roxanne grazie a particolari riti demoniaci sembra riuscire a trasferirne il talento in Myles. Ma è solo l'inizio di un diabolico intrigo. Horror satanico sulla scia di #Vedi#Rosemary's Baby e quindi con la classica costruzione narrativa basata sul complotto e sulla pervasività del male negli ambienti più impensati – che l'innocente Jacqueline Bisset deve scoprire poco a poco, – riprende dal film di Polanski anche la diversa posizione dei coniugi di fronte al male: il marito ne è sedotto, la moglie lo rifugge. Però il film è confuso, troppo tortuoso nell'esposizione della storia (tratta da un molto più lineare e avvincente romanzo di Fred Mustard Stewart) e con un look dimesso e paratelevisivo che ricorrenti morbosità non riescono del tutto a disperdere. Curioso, ma non essenziale