Buenos Aires 1983. Finita la dittatura militare, Floreal (Solá), giovane proletario porteño, è libero dopo 5 anni di carcere. Divisa in 4 capitoli (La tavola dei sogni, La ricerca, Amore e nient'altro, Morire stanca), l'azione se si può parlarne in un film onirico dove i morti si mescolano con i vivi si svolge in una notte. C'è ancora come in Tangos-L'esilio di Gardel, la musica di Astor Piazzolla, ma si ascoltano vecchi tanghi famosi di Anibal Troilo, Pores, Esposito, cantati dalla voce rauca di R. Goyeneche. Gli stessi dialoghi sembrano spesso tolti da testi di tango in questo viaggio notturno e frammentato alla ricerca di un'identità straziata dalla lontananza e dalla persecuzione. La dimensione politica non è assente, ma è soprattutto un film sull'amore e la gelosia. Triste, ma aperto alla speranza, all'attesa. Poiché procede per accumulazione più che per sviluppo drammatico, diventa ripetitivo. Sprofondato nel tempo della memoria, non è forte sul piano dialettico. Appare troppo calcolatamente argentino per esserlo veramente. Ma i momenti di fascino non sono pochi.