A contatto con la realtà borghese che lo circonda, Ettore Colantuoni (Arquilla), figlio di un operaio asfaltista, apprende la lezione: soltanto rubando in grande il furto rende. Lezione che cerca di trasmettere al padre, lui sì erede della plebe del Belli, ma aspirante a far parte della piccola borghesia di Pascarella e Trilussa. In questo rapporto tra padre e figlio sta il nucleo poetico e la morale amarissima, nel suo cinismo, di quest'opera prima con sbandamenti e scompensi, con evidenti contraddizioni tra durezze realistiche (si sente l'apporto ai dialoghi di Sergio Citti) e indugi idillici, quasi deamicisiano. Lo riscattano in parte l'affetto complice per i personaggi e la direzione degli attori, compresa l'inglese R. Tushingham, credibile madre di borgata.