Non guardare in cantina

Quando l'infermiera Charlotte Beale (Rosie Holotik) arriva in una casa di cura per prendervi servizio, scopre che è appena stato assassinato il titolare della clinica a opera di uno dei malati di mente. L'accoglienza non è delle migliori, anche perché la dottoressa Geraldine Masters (Anne MacAdams) che adesso regge la clinica non prende in simpatia Charlotte, la quale peraltro, quando fa conoscenza con il vasto campionario di matti che vi si trovano, va ancora più in difficoltà. Ma l'attendono varie brutte sorprese e le morti proseguiranno. Il film ha dei momenti discreti nella presentazione di un vasto quanto convenzionale campionario di pazzi – tra i quali spiccano Oliver W. Cameron, giudice inflessibile (Gene Ross), e Sam, bambinone di colore cresciuto che si trastulla con il lecca-lecca (William Bill McGhee), mentre non manca naturalmente la ninfomane – e spunti di buon umorismo in qualche punto, particolarmente quando arriva l'uomo della società telefonica. Anche la spoglia messa in scena e la crudezza delle riprese sprigionano una certa inquietudine, singolarmente avvalorata anche dal dilettantismo di certe interpretazioni che aumentano il senso di straniato realismo. La storia però resta ovvia e schematica, anche se ha qualche colpo di coda quando, sia pure senza troppa originalità, recupera il famoso spunto del racconto di Poe The System of Dr. Tarr and Professor Feather, intorbidando le acque tra sani e malati. Rosie Holotik è vivace e curiosamente pupazzettistica nella recitazione