Nero veneziano

Mark (Renato Cestiè) è un quattordicenne cieco che vive a Venezia assieme alla sorella Christine (Rena Niehaus). I due sono orfani da tempo e quando anche la nonna muore tragicamente si trasferiscono presso gli zii che gestiscono una pensione in decadenza alla Giudecca. Lì, Mark è soggetto a inquietudini, a visioni e a improvvisi e apparenti ritorni della vista. Solo che si tratta di orrende visioni di morte, di delitti compiuti da uno strano individuo che, nella realtà, ha una fuggevole relazione con Christine, da cui nasce un bambino. Mark ritiene che dietro agli inspiegabili accadimenti ci sia un complotto diabolico. Diretto con una certa eleganza da Ugo Liberatore (1927), noto soprattutto per i suoi erotici esotici (Incontro d'amore, Bora Bora), è un film che si inserisce con qualche ambizione e qualche criptica inquietudine nel filone satanico, ambientando la vicenda in una Venezia cupa e decadente. La trama non è molto lineare e alcuni punti rimangono oscuri e irrisolti, ma il film, pur se lento, mantiene buone suggestioni. Rena Niehaus è al massimo del suo splendore e fornisce un motivo di interesse a sé stante, mentre Renato Cestiè cerca un'improbabile riconversione, reduce dal successo ormai declinante dei suoi lacrima movie