Mikey (Brian Bonsall) è un ragazzino di nove anni con la sconsiderata abitudine di uccidere i genitori adottivi nulla sappiamo sui genitori naturali, ma non è improbabile che abbia fatto fuori anche quelli non appena, per motivi futili, si senta poco amato. All'inizio del film lo vediamo far fuori la sorellina, facendola cadere nella piscina; la mamma, gettandole un asciugacapelli nella vasca; il padre, facendolo scivolare sulle biglie e finendolo con una mazza da baseball, riprendendo tutto con una telecamera. Nessuno sospetterebbe un bambino di un simile eccidio: Mikey viene semplicemente adottato da un'altra coppia, destinata a subire la stessa fine, sia pure dopo un promettente inizio per affetto e devozione. Mikey infatti trova poco gentile che la mamma adottiva gli faccia scomparire gli adorati pesci e non condivide il legittimo attaccamento del fidanzato della bella vicina, Jessie (Josie Bissett), che Mikey ama d'un amore ben poco infantile. Ovvero, #Vedi#The Stepfather Il patrigno in versione minorile. Di nuovo la ricerca della famiglia perfetta, di nuovo la costante disillusione, di nuovo la distruzione dell'imperfezione. Il tutto in un ambiente urbano benestante, ricreato con realismo e understatement. Se non fosse stato realizzato The Stepfather, potremmo apprezzare le insolite novità di questo film: invece prendiamo solo atto di una nuova variazione sul tema, interessante, pur con notevoli incongruenze di continuità e qualche concessione di troppo all'incredulità dei personaggi principali, che non si rendono conto di ciò che sta facendo Mikey. Ma d'altronde, chi crederebbe all'esistenza di un bambino così? Solo chi abbia visto molti film del terrore e sappia di essere all'interno di uno di essi