Maniac

Come il finale della precedente avventura (Maniac Cop) lasciava sospettare, Matt Cordell - il vendicativo cadavere ambulante del poliziotto avventatamente resuscitato dal dottor Gruber - non è morto ed è pronto a ricominciare ad uccidere i suoi ex colleghi con rinnovata ferocia. La psicologa poliziotta Susan Riley, sfuggita per un soffio ad un'aggressione, tenta invano di convincere i suoi superiori che il mostro è tornato in circolazione e che ha trovato un pericoloso alleato in Steven Turker, un serial killer di spogliarelliste. Soltanto quando Turker è catturato e Cordell lo libera prendendo in ostaggio la Riley, il capo della polizia si convince del pericolo e, riuscito vano ogni tentativo di sopraffare l'assassino, decide di smorzarne la collera denunciando pubblicamente le violenze perpetrate, anni prima a Sing Sing, contro di lui. Cordell, finalmente placato, deve adesso vedersela con Turker che è invece più che mai deciso a combattere. La seconda avventura del sadico poliziotto-zombi (nuovamente scritta da Larry Cohen e diretta da William Lusting) è meno emozionante della prima, più macchinosa e presenta una sospetta citazione da Terminator nella sequenza dell'assalto alla stazione di polizia. Il film manca di vera tensione e si affida quasi esclusivamente alla presenza scenica di Robert D'Zar che non perde occasione per esibire il volto ipercicatrizzato e in avanzato stato di decomposizione. Seguito da Maniac Cop 3: Badge of Silence (1992).