Nell'agosto 1980 un giornalista radiofonico (Opania), servo del regime più che della verità, ha lo sporco compito di fare un servizio diffamatore su Maciej (Radziwilowicz), sindacalista di punta del nascente Solidarno?? nei cantieri navali di Gdansk (Danzica) e scopre che è il figlio di Mateusz Birkut, l'eroe di L'uomo di marmo (1977) ucciso dalla polizia durante gli scioperi del 1970. Conosciuta la moglie Agnieszka (Janda), carcerata per attività antigovernativa, il giornalista smette di cooperare con le autorità. Wajda e il suo sceneggiatore Aleksander Scibor-Rylski hanno adottato, ribaltandola in negativo, la struttura di L'uomo di marmo, facendone un film d'intervento, a ridosso degli avvenimenti, nato dalle emozioni e come spinto dalla forza dei dieci milioni di aderenti a Solidarno??. Non a caso, dopo aver vinto la Palma d'oro a Cannes, fu un grandissimo successo di pubblico in Polonia. Molte riserve sono legittime su questo film prolisso, squilibrato, verboso, a patto, però, di non disconoscerne i meriti: l'energia con cui sono mescolate fiction e documentazione diretta, melodramma sentimentale e denuncia politica, ricordi privati e memoria collettiva; la forza dei tre personaggi principali; la galleria dei burocrati e dei potenti, disegnati col vetriolo. Edizione italiana ridotta a 150 minuti.