In una strada di una zona desertica degli Stati Uniti, due ciclisti vengono uccisi da un'auto nera. Poi lo stesso capita a un autostoppista. Wade Parent (James Brolin) che vive una felice relazione con Lauren (Kathleen Lloyd) ma ha il problema di farla accettare dalle sue figlie piccole si occupa del caso assieme al suo capo, lo sceriffo Everett (John Marley). Everett però viene centrato dall'auto nera nella strada principale del paese e Wade deve prendere le redini del caso. Da una testimone indiana viene subito a sapere un fatto sconcertante: la macchina nera era priva di guidatore. Horror a cielo aperto tra le distese desertiche, con il tentativo di fare un film satanico un po' diverso dagli altri: niente messe nere, niente seguaci di Satana, solo una macchina nera che è una metafora del demonio i cui scopi sono imperscrutabili per definizione, e di certo non si capiscono in questo film. Elliot Silverstein (Cat Balou, Un uomo chiamato cavalo) tenta un approccio realistico senza usare alcuno dei tipici effetti degli horror, salvo qualche inevitabile richiamo a #Vedi#Duel per l'ambientazione e il ruolo metaforico (peraltro diverso) del mezzo meccanico. L'originalità dell'approccio non basta a sostenere un'idea ingegnosa, ma poco consistente. La macchina nera è scelta bene, ma non riesce mai a essere davvero minacciosa e, salvo un buon momento di sorpresa quando balza all'interno di una casa, si rivela prevedibile e poco adatta al ruolo di mostro. I personaggi sono però costruiti con buona credibilità e la loro interazione rivela tocchi di umanità che aiutano lo sviluppo drammatico della storia. James Brolin è un eroe efficiente ed è circondato da un buon cast di supporto con i veterani John Marley e R.G. Armstrong in evidenza