La Dea cannibale

Quando la piccola spedizione di ricerca nella giungla viene attaccata da una tribù cannibale, il dottor Jeremy Taylor (Al Cliver) perde la moglie Elizabeth (Pamela Stanford), che viene uccisa, e la figlia Lana, che viene rapita. Nel corso dell'imboscata, inoltre, Jeremy perde un avambraccio. Riesce a fuggire, salvato dai passeggeri di una jeep, senza sapere che i cannibali hanno fatto di Lana la loro dea. Anni dopo a New York, Jeremy, considerato pazzo, viene dimesso dall'ospedale e riesce a ottenere i fondi per una spedizione al fine di ritrovare la figlia. Torna nella giungla assieme a Barbara Shelton (Shirley Knight), che aveva finanziato anche la prima spedizione, e al suo amante (Olivier Mathot). I cannibali sono sempre là. Fiacca entrata di Franco nel filone cannibalico che, non trovando di meglio, coniuga un avventuroso sub-hemingwayano di scarsa consistenza con cascami pulp ancora meno riusciti (la bianca che diventa dea dei selvaggi). La storia si dipana fiaccamente, messa in scena con distratta malavoglia da un Franco disinteressato, in una delle giungle meno convincenti mai filmate in cui si aggirano – coerentemente – alcuni tra i cannibali meno convincenti mai visti, che cercano di palesare il minor disgusto possibile maneggiando budella varie. Al Cliver fa l'eroe tutto d'un pezzo e la sua più grande preoccupazione sembra essere quella di non rendere troppo evidente il suo braccio intero. Sabrina Siani è carina e adatta al ruolo. Il contesto è al di là del bene e del male