Il Serpente alato

Un essere volante gigantesco – Quetzalcoatl, una sorta di dio azteco – semina il terrore a New York e scompare nel nulla. Jimmy Quinn (Michael Moriarty) è uno spostato pianista jazz che non ha lavoro, perciò si dedica a piccoli crimini per guadagnare qualche soldo. Dopo un colpo andato male, Jimmy si rifugia sulla cima di un grattacielo dove scopre con sua grande sorpresa un nido e un gigantesco uovo. Capisce di aver trovato il nascondiglio della creatura che tutti cercano e pensa di sfruttarlo facendosi dare una lauta ricompensa. Ma le cose non andranno secondo i suoi piani. Classico film di Larry Cohen (#Vedi#Baby Kiler), con un'idea simpatica alla base – riprendere l'uccellaccio mitico degli aztechi già protagonista di un oscuro horror del '46 con George Zucco (The Flying Serpent) e immergerlo in un contesto da thriller urbano – e uno svolgimento di qualità molto altalenante, come se Cohen non fosse in grado di tenere la concentrazione, sia come regista sia come sceneggiatore, per tutta la durata di un film. Michael Moriarty istrioneggia eccessivamente nella parte dello sfigato protagonista, ma alla fine la sua performance è la cosa migliore del film, ricca di sfumature anche se un po' squilibrata. David Carradine ha poco da fare nel ruolo del detective della polizia che si occupa del caso e anche Richard Roundtree va con il pilota automatico. Gli effetti speciali sono simpaticamente rétro e sono usati con un'estrema parsimonia dettata chiaramente dal budget, ma nel complesso il film, pur restando accattivante, è sbilanciato nei suoi vari elementi e indeciso se vuole essere un film di mostri, un thriller, una commedia, uno studio psicologico su un piccolo farabutto o chissà cos'altro. In una comparsata si vede Bruce Carradine, fratello di David