Un Angelo per Satana

Roberto Merigi (Anthony Steffen) arriva in un paesino sul lago. È uno scultore ed è lì perché il conte Montebruno (Claudio Gora) lo ha incaricato del restauro di un'antica statua recuperata dal lago. La statua è collegata a una misteriosa e tragica leggenda. Le cose si mettono subito male con la morte dei due barcaioli che avevano ripescato la scultura dal lago. Harriet (Barbara Steele), nipote del conte, torna dopo essere stata in collegio per anni. Il conte ha una relazione con Ilda (Marina Berti), la governante, che è preoccupata. In paese monta la rabbia e la paura del malocchio. Merigi si accorge della grande somiglianza tra la statua e Harriet. Il conte spiega che la statua è stata fatta a immagine di Maddalena, un'antenata di Harriet. Ma c'è di mezzo un'altra antenata, Belinda, brutta e invidiosa di Maddalena, che cerca ancora la sua vendetta. E Harriet sembra a tratti posseduta da Belinda e assume un comportamento morboso e sensuale. Secondo gotico di Camillo Mastrocinque che, dopo #Vedi#La cripta e l'incubo, conferma le sue qualità visive e la capacità di creare suggestive atmosfere macabro-romantiche che assecondano alla perfezione una storia dove l'elemento sentimentale ha un notevole peso. La storia ricalca situazioni piuttosto comuni, ma si segue piacevolmente e ha qualche momento di toccante tragicità, con una conclusione ingegnosa. Barbara Steele, ancora una volta in un doppio ruolo, è perfettamente in grado di renderne le varie sfaccettature, emergendo soprattutto quando può dispiegare la sua sensualità morbosa nella parte della perfida e disperata Belinda che odia gli uomini ed è prepotentemente attratta dalle donne. Nel cast, oltre al sempre raffinato Claudio Gora, spicca Mario Brega nel ruolo di un rozzo e forzuto popolano traviato da Belinda. Curato, elegante, forse un po' lento, ma sicuramente un ottimo esempio dell'horror italiano degli anni migliori