Stati di allucinazione

Eddie Jessup (William Hurt), uno scienziato, è interessato alle ricerche sulle origini della vita per le quali si utilizza una tecnica piuttosto bizzarra che si realizza immergendosi in una vasca di acqua salata per ore in solitudine e al buio, in modo da arrivare a una sorta di perdita della coscienza di sé e percepire sensazioni primordiali. Eddie decide di provare lui stesso l'esperimento e di portarlo al limite per arrivare al massimo della conoscenza ottenibile. Ma quello che ottiene è qualcosa di mostruoso. Tratto da un romanzo di Paddy Chayefsky (sceneggiatore di Quinto potere), ha avuto notevoli problemi di realizzazione e disaccordi produttivi: destinato ad Arthur Penn, è stato realizzato da Ken Russell e disconosciuto da Chayefsky cui non è piaciuto il taglio dato alla vicenda. È invece uno dei film più accessibili di Ken Russell che non prevarica la materia, ma la asseconda caricandola di immagini e simbologie psichedeliche. Certo, Russell sfuma sul significato filosofico-sociale della cosa, ma non è che gli si possa dare troppo torto se ha preferito dedicarsi alla visionarietà che la natura stessa del progetto gli offriva di sfruttare. Esordio cinematografico di William Hurt, molto convincente come professore dopato. Bizzarro e vivace, anche se in fondo abbastanza integrato nelle conclusioni e con qualche eccesso di melodramma