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Tratto dal romanzo (1947) di Malcolm Lowry una delle bibbie della controcultura degli anni '60 racconta le ultime, tormentate ore dell'ex console britannico a Cuernavaca (Messico), dedito all'alcol fino all'autodistruzione. Si dice che siano state scritte 66 sceneggiature dal romanzo e che vi hanno rinunciato Buñuel, Losey, Dassin, Polanski, Kubrick, Skolimovski. Quella di Guy Gallo riduce il romanzo all'osso. J. Huston ne ha fatto un film semplice, lineare, classico, splendidamente inutile. La fotografia di Gabriel Figueroa, tenuto a briglia corta, è bella e senza bellurie. Finney si butta in uno stravagante ma controllato saggio di alto istrionismo.