Sonno di ghiaccio

In un centro di ibernati – in animazione sospesa in attesa di cure miracolose – un paziente, Miles (Michael Beck), torna in vita dopo dieci anni a causa di un guasto e viene operato d'urgenza, ma quando si risveglia qualcosa non va. In effetti, è diventato un mostro spietato. Inizia uccidendo il vecchio cane che non lo riconosce, poi riprende il posto a capo dell'azienda di famiglia e subito licenzia il fedele direttore Beeson (Dick O'Neill), che poco dopo muore. Grande parallelo: il surgelato Miles è diventato “freddo”, nonché crudele; inoltre, ha sempre bisogno di calore. Il reverendo Penny (Paul Sorvino) spiega alla sconcertata madre il perché del suo strano comportamento: poiché quando si muore l'anima va in cielo, Miles, tornato solo tecnicamente in vita, è adesso senza anima! E dato che è così, Miles continua alla grande, dando anche l'assalto a Stacey (Jill Schoelen), la ragazza che sua madre ha adottato dopo la sua morte. Il consiglio finale, dopo che è successo tutto il prevedibile, è in linea con la delirante seriosità della storia: “pregare”. Quando si pensa al genio di Wes Craven, per contraltare bisogna anche ricordare che è stato capace di film (televisivi) come questi. Certamente qui il problema principale è quello di una storia che coniuga religiosità e surgelazione in un indigeribile pasticcio che avrebbe avuto qualche possibilità solo se fosse stato possibile enfatizzarne gli aspetti morbosi. Modesto