Rosso sangue

Un sacerdote (Edmund Purdom) cerca di catturare un essere fortissimo e mostruoso (George Eastman) che nella fuga si ferisce gravemente all'addome sulla cancellata di una casa. Catturato e portato in ospedale, si riprende sorprendentemente presto, fugge uccidendo un'infermiera e si precipita nella stessa casa, lasciando una scia di sangue dietro di sé. Nella casa ci sono una ragazzina disabile, Katia (Katya Berger), un ragazzo e la babysitter Emily (Annie Belle), che dovranno confrontarsi con il sanguinario e apparentemente inarrestabile omicida. Dopo #Vedi#Antropophagus, Aristide Massaccesi (qui con uno pseudonimo diverso dal solito Joe D'Amato) torna all'horror sfrenato con un film dalla trama semplicissima, usata come puro pretesto per mettere in scena delitti truculenti e spietati. La figura dell'omicida invincibile è resa con grande efficacia e prestanza da George Eastman (ovvero Luigi Montefiori, autore anche della sceneggiatura con lo pseudonimo di John Franklyn): la suspense è genuina e sfocia in un crescendo efficace il cui il “bestione” semina morte e disastri. Indovinati anche alcuni caratteri di supporto tra cui spiccano la determinata babysitter interpretata con fascino e impegno da Annie Belle e soprattutto la ragazzina cui Katya Berger (figlia del grande William) conferisce toni di drammatica umanità. Ma il film è feroce e non guarda in faccia a nessuno. Il personaggio del prete, interpretato con poco estro da Edmund Purdom, non convince e diminuisce l'impatto drammatico