Qualcosa striscia nel buio

La pioggia scrosciante e la conseguente alluvione bloccano un eterogeneo gruppo di persone, costretto a chiedere ospitalità in una villa solitaria: sono l'ispettore Wright (Dino Fazio), un suo collega, il loro prigioniero Spike, maniaco omicida (Farley Granger), un marito imbelle (Giacomo Rossi Stuart) e una moglie spregiudicata (Lucia Bosé) in evidente crisi coniugale, un medico (Stan Cooper) e la sua assistente (Mia Genberg) diretti a fare un intervento e infine un professore di filosofia amante dell'esoterismo (A.F. Lavagnino). Sono accolti dal padrone di casa (John Hamilton/Gianni Medici) e dalla sua amante (Giulia Rovai). L'atmosfera è subito ravvivata da una seduta spiritica tentata per gioco, con lo scopo di evocare lo spirito della defunta Sheila Marlowe (Loredana Nusciak), accusata di omicidio ma assolta per insufficienza di prove. La seduta spiritica riesce sin troppo bene e una presenza nascosta sembra possedere a turno gli ospiti, generando morti a ripetizione. Stilisticamente compatto, il film punta tutto sull'atmosfera tenebrosa e ossessiva della casa e sullo scontro tra le psicologie (piuttosto di maniera) dei diversi ospiti. La possessione libera in qualche caso (la rigida assistente del dottore) la libido, ma perlopiù fa compiere atti non troppo conseguenti. La situazione di base non è sufficiente a reggere il film e la storia non sa dove parare, dilungandosi in scontri inutili, in bilico tra poliziesco e soprannaturale. Il ritmo latita e il sopore avanza. Il cast comunque ha presenze di rilievo: Farley Granger offre una buona prova e anche Lucia Bosé recita con qualche interesse. Nel suo unico ruolo da attore, compare anche il musicista e compositore di colonne sonore Angelo Francesco Lavagnino. Questo film resterà l'ultima regia di Mario Colucci