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Claire de la Tour-Picquet (S. Audran) vive felicemente dividendosi tra il marito scrittore (B. Dern) e l'amante editore (J.-P. Cassel). Quando scopre che anche il marito ha un'amante (Ann-Margret), la gelosia le fa perdere il senno e progetta di ucciderlo. Tratto dal romanzo Le Malheur fou di Elie Faure, questa storia di un triangolo borghese che diventa un quadrilatero inclina al grottesco, si adagia nel giochino del contrasto tra sogno e realtà, cita Fedra di Racine fino a sfociare nella battuta Possiamo riprovarci. Da notare la scimmia fumatrice. Forse è l'alter ego del regista. Probabilmente il suo film peggiore.