Mick Travis è uno spavaldo rappresentante, il quale grazie ad una serie di circostanze brucia in breve ogni tappa, ricevendo importanti incarichi. Viaggiando su e giù per la Gran Bretagna, una serie di avvenimenti sconvolgono i suoi piani, ma sempre sotto il segno della buona sorte. Basato su un'idea di McDowell e splendidamente sceneggiato da David Sherwin, questa bizzarra novella dell'anticonformista Anderson è un rarissimo esempio di film inglese d'annata. Ricco di trovate, spunti ironici e licenze poetiche irriverenti, O Lucky Man! è un one man movie così pregnante da rendere lacunoso qualunque approfondimento sintetico. A due anni di distanza da Arancia Meccanica, il film di Anderson si nutre di un ambiguo legame con il capolavoro kubrickiano rafforzato dalla presenza di McDowell (doppiato dallo stesso attore nelle versioni italiane). Se Kubrick scelse il giovane attore a seguito della visione di Se... dello stesso Anderson, il regista inglese riprende qui "possesso" del suo pupillo fagocitando altri protagonisti di Arancia Meccanica, e imbevendo il suo film di analogie con l'epopea di Alex DeLarge. Come Alex, Mick Travis è uno scaltro e furbo tombeur de femmes, è vittima di aguzzini che degustano tè, subisce esperimenti sulla sua persona, si getta da una finestra, finisce in carcere, viene assalito da vecchi barboni. Ma in questo gioco di specchi, il film vive di luce propria con geniali trovate come il continuo riapparire degli stessi attori in panni diversi, o l'uso di didascalie macchiettistiche da cinema muto. Un film imprevedibile che vive nel presente vedi la descrizione della disciplina Zen che si ascolta dall'autoradio di Mick - dimentico del passato racchiuso nella sequenza precedente e incurante del futuro nascosto nella scena a venire. Originale la presenza scenica della colonna sonora affidata all'ex Animals Alan Price: inserti di una band a cui è affidato il ruolo di moderno coro greco. La trovata metacinematografica conclusiva, in cui la presenza del regista si scontra con la volontà dell'attore, lo spirito di denuncia sociale, e la prova maiuscola di McDowell, sono tutti elementi di un cinema concepibile esclusivamente nei dorati e folli anni '70. Pellicola imperdibile per cinefili e per ogni buona forchetta del cinema.