L'Uomo venuto dall'impossibile

Londra, 1888. Jack lo Squartatore ha reso terribili le notti della città. H.G. Wells (Malcolm McDowell) ha riunito gli amici per un grande annuncio. Attende l'arrivo dell'ultimo, il medico John Leslie Stevenson (David Warner), e poi spiega che farà un viaggio molto lungo con la macchina del tempo che ha costruito. La riunione è interrotta dalla polizia che cerca Jack e ha ragione di sospettare di Stevenson, che però sembra scomparso. Wells si rende conto che Stevenson è fuggito nel futuro, nel 1979, con la sua macchina del tempo: è suo preciso compito braccarlo nel tempo per rimediare al guaio involontariamente combinato. L'impatto con il futuro (il “nostro” presente dell'epoca) si rivela problematico e ritrovare il serial killer in una città come San Francisco (dov'è arrivato) prima che colpisca di nuovo non è per nulla semplice. Dopo un periodo di apprendistato come sceneggiatore nel cinema “basso” (#Vedi#L'invasione dele api regine), Nicholas Meyer si era fatto notare con il curioso e di vertente romanzo La soluzione sette per cento (da cui il film di Herbert Ross) in cui faceva incontrare Sherlock Holmes con Sigmund Freud. Per questo suo esordio alla regia, Meyer utilizza un meccanismo simile incrociando con gusto e acume due personaggi veri (Herbert George Wells identificato con il personaggio del suo libro La macchina del tempo e Jack lo Squartatore) per imbastire un avvincente e godibile racconto di un viaggio nel tempo che gioca simpaticamente con lo spiazzamento dei personaggi nella nostra epoca, come Meyer rifarà altrettanto bene in un episodio della saga cinematografica di Star Trek, Rotta verso la Terra. Unendo umorismo, orrore, fantascienza e interessanti riflessioni sulla violenza endogena alla società moderna, Meyer confeziona un film di buon intrattenimento con un ottimo cast guidato da Malcolm McDowell in uno dei suoi rari ruoli da “buono” e con il valido supporto di una simpatica Mary Steenburgen (che sposerà McDowell: il matrimonio durerà sino al 1990) e di un filosoficamente sinistro David Warner