Les Fruits de la passion

Sir Stephen accompagna la giovane e bella O in un bordello cinese dove la ragazza è disposta a concedersi a qualsiasi esperienza per amore del suo non giovanissimo amante. Stephen possiede anche un casinò a Shangai dove deve vedersela con i primi segnali di ribellioni alla dominazione straniera. Mentre lui ha un'altra donna e va a spiare O mentre si accoppia con i rozzi clienti che chiedono di lei, un ragazzo se ne innamora perdutamente. O ricambia e la gelosia di Sir Stephen esplode. Correva l'anno 1981 e Klaus Kinski non si accontentava di essere il protagonista di Buddy Buddy di Billy Wilder ma si prestava per un film di serie z come Venom ed affrontava il seguito di Histoire d'O affidandosi a un regista capace di andare al di là della pura e semplice esibizione di coiti (superando talvolta bil confine tra l'erotico e l'hard) come Terayama. Alle loro spalle c'era un produttore straordinario come Anatole Dauman che aveva nel suo carnet film come Notte e nebbia di Alain Resnais e L'impero dei sensi. La fonte d'ispirazione è "Ritorno a Roissy" di Pauline Reage e, visto il successo del film con protagonista Corinne Clery si poteva pensare di fare il bis. Ma il film, che vede una spesso nuda Arielle Dombasle (in attesa di lavorare con Rohmer e della successiva carriera nel cinema di autore francese) nei panni dell'amante di Sir Stephen Nathalie, è troppo "d'autore" per raggiungere il grande pubblico. Perché se Kinski si impegna a mostrare le sue espressioni più depravate (lasciando anche il sospetto di un coito non simulato) Terayama si diverte a lavorare sul colore, sull'astrazione e sulla Storia. Mentre O attende paziente le umiliazioni a cui ha deciso di sottoporsi una voce narrante (decisamente un po' troppo presente) ci descrive l'inizio di una rivolta che cambierà il corso della storia cinese.