Le Colline hanno gli occhi

Una famiglia americana con nonni e nipoti resta in panne con il camper in mezzo al deserto, durante una vacanza alla ricerca di una fantomatica miniera d'argento. Niente di grave. Solo che nelle colline che circondano la zona vive la progenie di un essere mostruoso nato, nel '29, dalla moglie di un colono che lo ha poi abbandonato morente all'eta di dieci anni, dopo che il piccolo aveva incendiato la casa con il resto della famiglia. La famiglia dei mostri attacca la famiglia borghese, sviluppando una lotta spietata che mieterà parecchie vittime. Per affrontarla con qualche speranza di successo, i “normali” dovranno mettere da parte la loro “civiltà” e ritrovare il primordiale istinto assassino, con l'aiuto del loro feroce cane. Incrociando il suo #Vedi#L'ultima a casa a sinistra (sadica violenza di un gruppo di maniaci) con il più raffinato Un tranquilo weekend di paura (i locali radicati nel territorio contro i flosci civili) e con il più brutale #Vedi#Non aprite quela porta (la famiglia mo struosa fortemente ancorata alle istituzioni), Wes Craven ottiene un horror agorafobico di buona tensione che parte lentamente e sottolinea con gradualità la trasformazione dei protagonisti “normali” da allegri vacanzieri a selvaggina umana. La tesi sembra essere quella di un recupero, in chiave reazionaria, dell'alienazione dell'uomo di città che ritrova il se stesso ancestrale nella lotta contro un altro se stesso mostruoso. Ma chiaramente a Craven tutto questo serve soprattutto per inscenare uno spettacolo orrorifico. Sotto questo profilo il film regge piuttosto bene, aiutato da un ritmo sostenuto e dall'inquietante interpretazione di Michael Berryman che, proprio con questo film, diventa un'icona ricorrente di “alieno” umano. Il film ha avuto un seguito e un remake