Dopo che i suoi esperimenti sono stati nuovamente compromessi da interventi esterni, il barone Frankenstein (Peter Cushing) e il suo assistente Hans (Sandor Elès) tornano a Karlstadt, nel castello di famiglia dal quale erano dovuti fuggire dieci anni prima in seguito ai misfatti della prima creatura. Il castello è in disarmo, ma il laboratorio è intatto. Frankenstein scopre che alcuni notabili del paese hanno rubato oggetti preziosi e si infuria. Una mendicante (Katy Wild) lo accompagna in una caverna dove la creatura (Kiwi Kingston) è conservata nel ghiaccio. Scongelata, Frankenstein scopre che il cervello è danneggiato e cerca l'aiuto dell'ipnotizzatore Zoltan (Peter Woodthorpe), anche lui un reietto, che riesce a rimettere in sesto il mostro, ma con secondi fini. Seguito de #Vedi#La vendetta di Frankenstein, è un film spurio nella serie di Frankenstein della Hammer: Francis non è molto interessato alle dinamiche filosofiche e psicologiche che nei film di Fisher avevano (e avrebbero) dominato la complessa figura di Frankenstein e le sue creazioni. Con il supporto di una storia banale che guarda al passato (ai film Universal, soprattutto quelli tardi), usa il mostro in modo semplice, come bruto strumento di vendetta, senza ottenerne grandi risultati. Poiché è prodotto dalla Hammer in collaborazione con la Universal (che lo distribuisce negli Stati Uniti), il make-up del mostro richiama quello di Boris Karloff, circostanza che aumenta il senso derivativo dell'operazione. Convincente l'interpretazione di Peter Cushing, unico trait d'union con i film di Fisher. Il capitolo successivo è #Vedi#La maledizione di Frankenstein