Impudicizia

Florence è la moglie insoddisfatta di un direttore di museo. A nulla valgono i suoi tentativi di seduzione anche fuori ordinanza (un giorno gli si spoglia davanti in mezzo ai reperti antichi). Per di più l'uomo ha deciso di adottare un ragazzino che, ogni volta che può, spia la neomamma nuda. A risolvere il problema ci penserà la cameriera che convincerà la signora a concedere le sue attenzioni ad altri uomini. Se qualcuno nel futuro volesse studiare gli ultimi sussulti del cinema erotico italiano dovrebbe utilizzare questo film. Non gli manca praticamente nulla. A partire dal riferimento colto (la novella di Maupassant "Fiorentine") che dovrebbe giustificare la visione. Seguendo con la protagonista nota nell'ambiente porno per consentire l'eventuale doppio utilizzo del film (nel circuito normale con le scene di sesso depurate e nel circuito porno con le visioni integrali). Aggiungiamoci una sceneggiatura in cui alla povera Florence vengono fatte pronunciare battute da fotoromanzo e poi, ciliegina sulla torta, il solito ragazzino che fa sullo schermo quello che lo spettatore fa in sala: guarda sperando in qualcosa d'altro. Al quale viene affidata la scena più improbabile di tutte: il suddetto fa cadere un oggetto dalla tavola da pranzo e si infila sotto il tavolo per scrutare da vicino ciò che più gli interessa di Florence. Il padre adottivo, anch'egli seduto a tavola, non fa una piega. Il film è esemplare poi anche per verificare quello che, in gergo, si chiama "fare metraggio". Non c'è spostamento da una stanza all'altra, non c'è percorso che non venga ripreso con carrelli d'accompagnamento e mostrato nella sua interezza. Bisogna pur arrivare all'ora e venti.