Silvia Hacherman (Mimsy Farmer) ascolta impressionata, in compagnia del fidanzato Roberto (Maurizio Bonuglia), il nero Andy (Jho Jhenkins) parlare con convinzione di magia nera in una serata tra amici. Roberto è un po' seccato perché Silvia, dedita al lavoro, lo trascura. Quando, il giorno dopo, Silvia va a trovarlo per fare la pace, vede, riflessa in uno specchio, una donna seduta che la guarda e si dà il profumo. Tempo dopo, vede la mamma (che è morta) fare l'amore con un uomo (Orazio Orlando) che quando la vede le si avvicina, suscitandole un orribile ricordo d'infanzia. Anche una seduta spiritica, in cui è coinvolta quasi contro voglia, la mette in agitazione, e Silvia si sente sempre più in balia di una catena di (non) eventi indefinitamente sinistri. In modo quasi asettico, raggelato, ma efficace, Barilli costruisce intorno alla sua protagonista una luminosa e tormentata Mimsy Farmer all'apice del suo fascino un clima oscuro di minaccia e di cospirazione che la avvolge in spire sempre più strette senza lasciarle la possibilità di capire la natura del mistero che le sta riportando alla luce ricordi e ossessioni infantili legati anche alla sua irrisolta sessualità. Il ritmo lento del racconto aiuta a rendere l'incombenza del macabro destino e ad approfondire il personaggio di Silvia e il suo pericoloso scivolamento nella pazzia, dando anche risalto alla doppiezza (almeno potenziale) di quelli che la circondano. Lo stile di Barilli, all'esordio, sembra sin troppo compiaciuto della sua eleganza: piccolo difetto di un film nel complesso sicuramente riuscito e che ha anche una conclusione di grande efficacia che chiude il cerchio con sarcastica arguzia. Mario Scaccia offre una delle sue gustose caratterizzazioni nei panni di un vicino cortese e strano. Orazio Orlando è un perfetto stupratore in canottiera. C'è anche una Lara Wendel bambina (con il nome di Daniela Barnes) a interpretare il personaggio di Silvia piccola