Il Manuale del giovane avvelenatore

Londra, primi anni '60. Il quattordicenne Graham Young, appassionato di chimica e di tossicologia, indirizza le sue ricerche scientifiche in direzione criminale, avvelenando, con l'antimonio e poi col tallio, le persone vicine che gli sono ostili. Dopo aver provocato la morte della matrigna, è scoperto e internato in un carcere psichiatrico. Rilasciato dopo alcuni anni e trovato un lavoro, ricomincia la sua attività ai danni dei colleghi. Basato su una storia vera (l'"avvelenatore di St. Albans", come era chiamato, morì in carcere nel 1990 all'età di 43 anni), il film è una favola atroce all'insegna di un black humour molto britannico, narrata in forma diaristica e in prima persona, con una voce fuori campo che spezza di tanto in tanto l'apparente oggettività del racconto con il suo tono neutro, scientifico. Con il suo viso di ragazzo alla Truffaut, ma cattivo, O'Connor corrisponde alle intenzioni del regista-sceneggiatore (con Jeff Rawle) e alla sua corrosiva descrizione della piccola borghesia britannica.