Fidanzata al modesto professore Giacomo Lanzavecchia (Serato), Celestina (Berti) è sorpresa nel sonno e violentata dal figlio (Checchi) dei conti Magnenzio che ospitano lei e Giacomo cui hanno offerto un lavoro. Per tacitare lo scandalo, la ragazza è allontanata dal paese ma, struggendosi d'amore e di nostalgia, un giorno si avvia al castello, è sorpresa da una tormenta di neve e muore tra le braccia dell'amato. Tratto dal romanzo (1887) di Emilio De Marchi, sceneggiato dal regista con Emilio Cecchi e Aldo Buzzi, è l'esordio di Lattuada (anche quello della Berti, dell'operatore Carlo Nebiolo, del produttore esecutivo Carlo Ponti) che già rivela la sua vena antiborghese e anticlericale, l'interesse per la psicologia femminile, il puntiglio per una scrittura registica raffinata e nutrita di cinema.