Un uomo è legato a una donna più vecchia di lui e molto ricca. Mentre ballano insieme, durante un ricevimento, la donna muore tra le sue braccia. L'uomo se ne va: è stato lui a ucciderla. Ma è solo un sogno del dottor Craig Mannings (Michael Moriarty) nel quale lui stesso era l'assassino. A interrompere il sogno è una telefonata di Julie Warren (Penelope Milford), collega e fidanzata di Mannings. Un altro incubo, questa volta a occhi aperti, mostra a Mannings un altro omicidio e anche stavolta è lui l'assassino. Julie è convinta che questo possa avere a che fare con l'esperimento terapeutico, mediante agopuntura e impulsi elettrici, che Mannings sta compiendo su di sé. L'esperimento mira a creare e a manipolare i sogni indagando sulla psiche. Mannings va a Cleveland, in una clinica psichiatrica, a trovare la donna che lo ha allevato. Lei lo accusa di cose proveniente da un oscuro passato, ma emerge la figura di un fratello gemello siamese da cui è stato staccato da bambino. L'inizio è interessante, in un clima autunnale e malinconico che asseconda il mistero, ma l'interesse diminuisce quando è chiaro che tutto si riduce a due fratelli gemelli uno buono e l'altro cattivo in una specie di rivisitazione extrasensoriale di Jekyll e Hyde. La vicenda resta inconsueta, ma lo svolgimento alterna meccanicamente, senza brio, le imprese del gemello cattivo con le indagini di quello buono che vuole ritrovarlo. L'incontro tra i due è verbosissimo e fa prendere al film una deriva ancora più blanda, pur arricchita di traumi infantili e risvolti sessuali (il gemello cattivo è impotente). C'era la materia per qualcosa di bizzarro, ma De Martino altre volte più interessante non ha trovato la chiave giusta per elaborarla. Finale inquieto e abbastanza azzeccato. Elevata la dose di nudo. Michael Moriarty è bravo nella parte del gemello buono ma poco convincente e troppo affettato in quella dell'altro. Cameron Mitchell tocca le giuste corde del patetismo nel ruolo del vecchio pugile che non vuole accettare l'invecchiamento