Luglio 1914. Il giornalista Orlando sta per imbarcarsi sul piroscafo Gloria N. e fungerà da narratore. Comincia con il presentarci gli altri passeggeri. Sono tutti lì per dare l'estremo addio alla divina soprano Edméa Tetua la quale ha chiesto che le sue ceneri vengano disperse al largo dell'isola di Erimo che le ha dato i natali. Il viaggio ha inizio e le varie personalità (e rivalità, familiari e non) progressivamente emergono. Nel momento in cui scoppia il conflitto mondiale e un gruppo di naufraghi serbi sale a bordo la situazione muta profondamente. Dopo La città delle donne Fellini con questo film sembra voler affrontare una polisemia di racconto quasi in risposta alle critiche che lo accusavano di ruotare ormai attorno solo agli stessi temi costantemente ritornanti. Ecco allora che sulla nave il Maestro fa salire una visione del mondo che segna la fine di un'epoca. Il primo segnale ci viene fornito dall'io narrante: non c'è più l'alter ego Marcello con la sua sensualità sorniona ed elegante anche in mezzo alla volgarità più dilagante. C'è, al suo posto, Orlando un giornalista coetaneo di Federico un po' impiccione, un po' curioso dell'umanità che lo circonda e ancora alla ricerca di una possibile purezza (i sorrisi della fanciulla che incontra occasionalmente). C'è poi il segno di un passaggio epocale che in qualche misura simboleggia la presa d'atto (non rassegnata ma realistica) di una cesura anche sul piano del fare spettacolo in genere e cinema in particolare. Con Edméa Tetua è l'intero mondo della lirica che sparge le proprie ceneri dopo essersi esibito (per vanità non certo partecipazione sociale) dinanzi ai fuochisti della nave. Ma anche il cinema non è più quello di un tempo (con il film che inizia in bianco e nero per poi passare al seppia e infine al colore) e allora non resta altro, alla fine, che svelarne l'artificio che ne sta alla base. A questo si aggiunge la Storia, quella con la maiuscola, che entra nelle vite di granduchi, suore, tenori, ninfomani, sir e quant'altri affollano il natante e ne muta completamente il senso non senza prima averli messi a confronto con le storie di coloro che la guerra coglie come prime vittime. Non resta allora che un maleodorante ed enorme rinoceronte a simboleggiare quella massa di domande senza risposta che l'uomo si pone e che talvolta sembrano assurde: come un pachiderma su una scialuppa in mezzo al mare.