Durante le riprese di un film-opera da La Traviata (1853) di G. Verdi e F.M. Piave, la sarta Rosa (Confalone) che si identifica romanticamente con Marie (Alphonsine) Duplessis-Margherita Gautier-Violetta, è vittima di una burla becera e crudele di tre macchinisti. Tratto dal suo best seller, da lui sceneggiato con R. Pazzaglia, è il 4° e il migliore film del poligrafo napoletano L. De Crescenzo (1928) o almeno il più coerente e meno coriandolizzato. Frutto di un'operazione scaltra e ambiziosa: fare un cocktail dei tre più tipici modi d'espressione del cinema italiano (commedia, melodramma, sentimentalismo). Attori che recitano con brio senza strafare. Dopo Amami Alfredo (1940) e Parigi o cara (1963), è il 3° titolo preso da La Traviata.