Cinque Tombe per un Medium

Il notaio Morgan (Riccardo Garrone) è appena uscito dallo studio: è il suo assistente Albert (Walter Brandi) a rispondere alla richiesta di una strana lettera e a recarsi a villa Hauff per un testamento. Lo accoglie Corinne (Mirella Maravidi), la figlia del dottor Hauff che lo porta dalla vedova, Cleo (Barbara Steele), sorpresa della visita perché il marito è morto da un anno, in seguito a un incidente. Cleo pensa a uno scherzo di cattivo gusto, ma invita Albert a restare per la notte, visto il brutto tempo. Nella notte Corinne urla perché crede d'aver visto il padre andare verso di lei, ma quando arrivano gli altri non v'è traccia. Albert è pronto a ripartire il mattino dopo, ma l'auto è in panne ed è costretto a restare. Accanto alla villa, apprende, ci sono le tombe di alcuni untori, seppelliti in terra sconsacrata dai tempi della peste del '400. Corinne continua a credere di vedere suo padre che, a suo dire, da esperto del paranormale, aveva poteri particolari. Gotico di stampo classico, diretto da Massimo Pupillo senza troppa inventiva, ma con una trama (di Roberto Natale e Romano Migliorini) che utilizza schemi molto comuni, ma ha anche spunti interessanti e originali, come l'utilizzo degli untori della peste e dei monatti quale antica nemesi. Il film soffre di una messa in scena un po' statica che non riesce a valorizzare i molti dialoghi. Finale in crescendo, con mani mozzate che riprendono a muoversi, tombe che si scoperchiano e cuori in vitro che ricominciano a battere, tra tuoni e lampi. Barbara Steele è sempre interessante, ma in questo film è un po' sottoutilizzata. Il vero protagonista è Walter Brandi, habitué dell'horror italiano di quegli anni, ma piuttosto blando come eroe. Si vede anche Alan Collins/Luciano Pigozzi nei panni di Kurtz, servitore fedele