1975: Occhi bianchi sul pianeta terra

Robert Neville (Charlton Heston) è apparentemente l'unico sopravvissuto a una guerra batteriologica che ha trasformato gli altri esseri umani in mostri che conducono un'esistenza notturna. Neville se l'è cavata perché ha fatto in tempo a iniettarsi un vaccino sperimentale, ma la sua vita solitaria e giustamente paranoica non è delle migliori, dovendo passare i giorni a scovare i rifugi dei mostri per eliminarli e le notti assediato nella sua casa-fortino. Un giorno però scopre di non essere solo. Le modifiche al (perfetto) romanzo di Richard Matheson (Io sono leggenda) sono numerose e particolarmente dannosa è la trasformazione in famiglia mansoniana dei vampiri del romanzo, con conseguente perdita di efficacia figurativa e di credibilità. Neville, invece, è ritratto con perfetta adesione da un ottimo Charlton Heston, più fisico e amaramente eroico del teatrale Vincent Price che aveva ricoperto il ruolo ne #Vedi#L'ultimo uomo dela terra. Neville vive attaccato ai suoi ricordi e alle sue manie, in una riuscita rappresentazione della tipica paranoia mathesoniana, e si proietta Woodstock al cinema per riscoprire l'effetto della moltitudine. Da ricordare è la prima sequenza nella Los Angeles deserta e piena d'immondizia dove la raffica di mitra sparata da Neville introduce magnificamente, in quel paesaggio alienante e straordinario, la nota “diversa” che caratterizzerà il film. Il prosieguo, pur avendo alcuni momenti interessanti e anche toccanti, tende un po' troppo all'esposizione di “significati”, nella contrapposizione eloquente e banale tra il mondo normale, rappresentato in modo residuale da Neville e il mondo nuovo della famiglia dei mostri, proprio là dove il romanzo riusciva a essere molto più “significativo” rimanendo implicito