Frankenstein 70

Una troupe cinematografica sta girando un film nel castello di Frankenstein, che l'ultimo discendente della famiglia, il barone Victor von Frankenstein (Boris Karloff), ha dato in affitto per guadagnare i soldi necessari ai suoi esperimenti. In tal modo, ha potuto acquistare un macchinario atomico, con il quale portare in vita la creatura che sta costruendo con i corpi di persone allo scopo assassinate. Tarato mentalmente dalle torture subite dai nazisti durante la guerra, Frankenstein persegue con ostinazione il suo programma diabolico, mentre la gente scompare attorno a lui, generando comprensibili sospetti. Modesta rivisitazione del mito di Frankenstein (appena rinverdito dai fasti de #Vedi#La maschera di Frankenstein con Peter Cushing), aggiornato all'era “atomica”. L'unico punto di forza è la presenza di Boris Karloff (nel ruolo di un discendente del dottor Frankenstein) che da mostro passa al ruolo di creatore, realizzando una saldatura simbolica, in qualche modo sancita dalla “sorpresa” finale: anche il mostro (sin lì sempre bendato) ha il suo volto. Ma il resto è pura routine e, paradossalmente, la scena più evocativa e riuscita è quella del film nel film con cui si apre la pellicola