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Durante una partita di caccia in Lombardia, tra gente della buona società, una schioppettata uccide la moglie di un giovane possidente (M. Porel): disgrazia o delitto? Marito sotto inchiesta. Viene alla luce un ramificato nido di vipere. Del romanzo (1966) di Michele Prisco, premio Strega, si mantengono l'impianto e la struttura a flashback, si sposta l'azione dal Sud al Nord (che E. Visconti conosce meglio), ritoccandola qua e là. Il montaggio di Franco (Kim) Arcalli è agile e abile, funzionale la fotografia in esterni di Blasco Giurato, attendibile l'ambientazione, ma il film non decolla mai e scontata risulta l'impietosa analisi dei rapporti familiari e di coppia.