Uno speleologo, Maurizio Fasner (Gaetano Russo), si trova da 78 giorni in una grotta dove ha battuto il record di permanenza nel sottosuolo. Lo assiste per mezzo di una telecamera il dottor Johns (Giacomo Rossi Stuart), che è in attesa della troupe del telegiornale per tirarlo fuori. Sul più bello però lo speleologo sperimenta visioni orribili; dopodiché l'impianto a circuito chiuso si guasta e lui grida disperatamente nel telefono che qualcosa sta per venire a prenderlo. Jones e i suoi assistenti decidono di scendere; si unisce al gruppo un'archeologa che rivela come le caverne sotterranee siano collegate a un'abbazia maledetta. Sotto terra infatti vi è ciò che resta di una setta di monaci malefici, e cominciano i guai. Inesorabilmente brutto, senza difesa e senza attenuanti. Noioso, ripetitivo, incomprensibilmente scadente, visto che viene da un regista che, anche nelle sue opere meno riuscite, ha sempre dimostrato stile e professionalità (e in quelle riuscite ha dato più di qualche buon film). Quasi interamente ambientato in cunicoli sotterranei, più che claustrofobico è inesorabilmente soporifero. Giacomo Rossi Stuart (1931-1994), al suo ultimo film, presta il suo glorioso volto che tanto ha caratterizzato il cinema di genere degli anni '60 e '70, ma anche lui si perde nel nulla. Paul Muller fa il monaco malvagio. Finale metafisico