Delirio di sangue

Sybille (Brigitte Christensen), una concertista, percepisce, mentre prepara la cena per il partner, il fantasma di una donna che le parla attraverso la segreteria telefonica, e poi anche senza. Ma quando il partner arriva, il messaggio non si sente più e lui, comprensibilmente, non le crede. Saint-Simon (John Phillip Law), un pittore, è al capezzale della moglie morente che poi in effetti muore. Saint-Simon è sconvolto, ma il suo sconvolgimento cresce quando si accorge che il fido maggiordomo Hermann (Gordon Mitchell) ha per il cadavere della padrona attenzioni necrofile. Non ritenendole forse sindacalmente una giusta causa di licenziamento, Saint-Simon si limita a bastonare il maggiordomo, che si giustifica dicendo che l'amava tanto. Un anno dopo, Saint-Simon, con l'aiuto di Hermann, recupera il cadavere della moglie, già diventato scheletro, e se lo mette in casa per ritrovare l'ispirazione perduta. Ma non funziona. Lo scheletro non ispira e il furente Saint-Simon lo fa portare via. Sybille capita alla mostra di Saint-Simon e si vede ritratta in un quadro: non è un caso perché lei è la copia perfetta della defunta moglie del pittore. L'inizio dà subito l'idea: per preparare la cena, Brigitte Christensen si mette inutilmente in topless, ascolta le telefonate sulla segreteria telefonica e, sempre in topless, viene travolta da un misterioso vento che rappresenta uno spirito. Il resto è in linea, anche se mancano purtroppo gli eccessi di bizzarria che avrebbero potuto rendere più interessante un film scombiccherato, ma curioso esempio – molto tardo – di un (non riuscito) tentativo di recupero delle atmosfere malate del gotico italiano. Interessante il personaggio – un impenitente necrofilo stupratore invaghito della moglie del padrone e della sua sostituta – interpretato con la solita maschera luciferina da Gordon Mitchell. John Phillip Law è invece poco preso dalla parte: per essere un pittore ossessionato dal fantasma della moglie, e che decide di dipingere i quadri con il sangue per ritrovare l'ispirazione, ha un'aria un po' troppo indifferente