Rage furia primitiva

Sam Nash (Patrick Lowe) evita che l'auto di Lauren Daly (Cheryl Arutt) venga portata via dal carro attrezzi e fa amicizia con lei. Sam è giornalista, come il suo amico Frank Duffy (Mitch Watson), e i due vorrebbero incastrare uno scienziato che ritengono faccia esperimenti terribili sulle scimmie. Il dottor Ethridge (Bo Svenson) in effetti ha trovato il sistema di rigenerare le cellule cerebrali e lo testa su una scimmia: le cose però non funzionano e Oakley (Barry D. Schreiber), finanziatore per conto di una azienda farmaceutica, è molto seccato e gli dà solo altri 60 giorni di tempo. Cercando prove contro Ethridge, Duffy si introduce nel laboratorio di notte, ma libera accidentalmente la scimmia che prima di fuggire (ed essere stesa da un'auto della polizia universitaria) lo morde. Sam gli fa conoscere l'affascinante Debbie (Sarah Buxton), ma Duffy si sente strano: la ferita gli pulsa e gli dà una rabbia incontrollabile che ben presto si scatena. La fase preparatoria è lunga e laboriosa, anche perché i personaggi, sia pure caratterizzati con una certa cura, sono banali, ma una volta presentata la situazione, il film prende quota e si rivela ben costruito, con l'azione che monta in un crescendo dinamico piuttosto efficace. Vittorio Rambaldi, all'esordio, dirige con buona professionalità e il suo famoso papà Carlo si occupa con efficienza degli effetti speciali. Purtroppo, i giovani del cast sono incolori, tranne Sarah Buxton, sempre incisiva. Bo Svenson, con la sua faccia da duro, appare un po' fuori parte nel ruolo dello scienziato, ma è all'altezza. Lo spunto della scimmia rabbiosa liberata da un ecologista sarebbe stato ripreso in #Vedi#28 giorni dopo