Rabid - Sete di sangue

Mentre è in viaggio in moto con il fidanzato Hart (Frank Moore), Rosie (Marilyn Chambers) rimane gravementeferita in un incidente, avvenuto nei pressi della clinica del dottor Dan Keloid (Howard Ryshpan), chirurgo plastico di fama. Rosie è in punto di morte e Keloid decide di operarla provando una tecnica chirurgica rivoluzionaria: un particolare trapianto di pelle (Keloid conserva allo scopo la pelle di molte persone decedute). L'intervento riesce, ma Rosie resta in coma. Quando si risveglia i batteri della nuova pelle hanno provocato in lei una trasformazione: può nutrirsi solo di sangue e sotto l'ascella ha sviluppato un orifizio dal quale esce una specie di pungiglione fallico. Tutte le sue vittime sono contagiate da un morbo orrendo che le trasforma in mostri bavosi e desiderosi a loro volta di sangue. Il tema della mutazione organica, centrale nel cinema di Cronenberg negli anni successivi, si sviluppa e precisa con questo piccolo, ma feroce e determinato film che rappresenta un interessante sviluppo delle tematiche del precedente #Vedi#Il demone sotto la pele. Ancora una volta è presente l'idea di un contagio che si trasmette per via (para)sessuale. Al desiderio di sangue non si accompagna alcun senso del peccato, ma l'impersonale freddezza di un vampirismo moderno senza orpelli fascinosi, ridotto a pura sussistenza. L'origine del contagio è semplicistica, ma, stabilita la premessa, Cronenberg la sviluppa con la giusta concitazione, anche se indulge in inutili tentativi di spiegazione scientifica, quasi sempre attraverso la televisione come ne #Vedi#La notte dei morti viventi. I rimandi a Romero sono numerosi, a cominciare dal tono apocalittico che pervade la seconda metà del film, con l'azione delle forze dell'ordine che richiama anche #Vedi#La città verrà distrutta al'alba. Teso e dinami co, con alcune scene di rabbiosa violenza ben realizzate, il film non è esente da difetti: la descrizione dello stato d'allarme non è del tutto convincente (anche per motivi di budget) e i delitti sono caratterizzati da una certa ripetitività. Anche la parabola psicologica di Rosie (da innocente a mostro sanguinario, a essere turbato da sensi di colpa improvvisi) è brusca e motivata solo sommariamente, ma permette a Cronenberg una chiusa melodrammatica di buon effetto prima del finale vero e proprio che riprende pessimistici toni romeriani