Jennifer (Camille Keaton) è una giornalista che per scrivere un libro affitta una casa isolata in mezzo a un bosco. L'idea è buona, il vicinato lo è meno. Quattro balordi, infatti, la puntano, la seguono e la violentano, nonostante le sue implorazioni. Dei quattro, Matthew (Richard Pace), un po' ritardato, non riesce a concludere, tra i lazzi degli altri. Alla fine, Jennifer, sconvolta e distrutta, mette in atto una sanguinosa e spietata vendetta contro i suoi stupratori. Film controverso come pochi: bandito, censurato e osteggiato a varie latitudini, è la quintessenza dei cosiddetti rape & revenge movie, stupro e vendetta, variante al femminile del più ampio genere che prevede la vendetta a un torto subito. Il difetto principale del filone è forse quello di essere sin troppo efficiente nella descrizione del torto e della vendetta (giustificata in modo molto meccanico) e, nel farlo, di non fermarsi di fronte a nulla, in un contesto dove è evidente l'intento di solleticare, nel più puro stile dell'exploitation, proprio quei bassi istinti che si afferma di voler condannare. Detto questo ed esaurita la morale, aggiungeremo che il film, dinamico e vivace, è diretto con una certa abilità e si giova della sensibile interpretazione di Camille Keaton, con il ritratto non banale di una donna distrutta e consapevole dell'impossibilità di trovare giustizia nel mondo degli uomini che decide di prendere il destino nelle proprie mani. Non è un caso e non è nemmeno da sottovalutare che l'unico personaggio umano sia quello della donna vittima, mentre gli uomini sono dipinti tutti come poco meno che animali