Monkey Shines

Allan (Jason Beghe), un giovane atletico e pieno di vita, è investito da un'auto e diventa tetraplegico. La sua vita cambia radicalmente: anche la sua fidanzata lo molla per andare a vivere nientemeno che con il chirurgo che l'ha operato. Inoltre, la madre possessiva e ossessiva gli affibbia un'infermiera antipatica (Christine Forrest). Ad alleviare le pene di Allan interviene un amico che gli regala una scimmia addestrata appositamente per aiutare le persone paralizzate. Solo che la scimmia è stata oggetto di un esperimento dell'amico, uno scienziato nevrotico, che ha iniettato all'animale un siero ricavato dal tessuto cerebrale umano. Il risultato è che la scimmia ha notevolmente aumentato le doti di apprendimento, tanto da stupire la sua addestratrice e da entrare in simbiosi con Allan, anticipandone e realizzandone i desideri. Ma il legame è così possessivo e malato che il giovane si spaventa e cerca di liberarsene. Monkey Shines è un film ben costruito, che evita facili effetti per affidarsi a una suspense coinvolgente. Ciò che manca è un pieno sfruttamento delle sfumature psicologiche. Ci sono però intuizioni geniali e soluzioni visive bizzarre e anticonvenzionali. Romero, com'era prevedibile, focalizza il suo interesse sul tema della violenza, in questo caso la violenza primordiale della scimmia, a cui si contrappone quella “evoluta” e tutta mentale, di Allan. Allan si riflette nella scimmia e non vuole accettare questa sua immagine nuda e priva delle sovrastrutture della civiltà. Fugge da questo suo doppio, ma lo nutre col proprio risentimento. Il finale vero e proprio è stato imposto dalla produzione dopo che le famigerate preview avevano segnalato una presunta insoddisfazione del pubblico: vedendolo, non è difficile immaginare perché Romero lo detesti tanto. Il film è un insuccesso commerciale