L'Uomo Lupo (1941)

Il famoso scienziato James Brewster (Bela Lugosi) è misteriosamente scomparso. Il dottor George Randall (Henry Hall), suo collaboratore, conosce la verità ed è preoccupato: è tutto una conseguenza della grande scoperta che avevano fatto insieme sei mesi prima. Randall conduce Agatha Brewster (Minerva Urecal), sorella di James, nel laboratorio sotterraneo dove Brewster, divenuto un uomo scimmia dopo essersi iniettato del fluido spinale di una scimmia nel corso di un oscuro esperimento, divide la gabbia con uno scimmione. Brewster, ancora abbastanza umano da poter proseguire gli esperimenti (non si capisce in effetti perché divida la cella con lo scimmione), viene confortato dalla sorella. Brewster ha bisogno di fluido spinale umano per bloccare la trasformazione, ma poiché i donatori volontari mancano e Randall rifiuta di aiutarlo in quell'insano proposito, Brewster si rivolge all'amico scimmione per procurarsi donatori “involontari”. Classico low-budget della Monogram, prodotto da Sam Katzman e diretto da William “One Shot” Beaudine, fornisce a Bela Lugosi uno dei ruoli più assurdi della sua carriera, in un make-up scimmiesco decisamente cheap. Ma peggiore è lo scimmione “vero”, interpretato da Emil Van Horn in un costume ben poco credibile. Laboratorio ed esperimenti sono tipicamente da scienziato pazzo dell'epoca, ma non mancano bizzarrie avveniristiche: Brewster controlla la casa dal laboratorio con una telecamera a circuito chiuso. Il tasso di inverosimiglianza della storia è tale che persino gli autori si sono sentiti in dovere di chiudere il film con una battuta metacinematografica del reporter interpretato da Jack Mulhall – personaggio assolutamente inutile che sbuca spesso all'interno della vicenda – che rivolgendosi direttamente al pubblico commenta con aria da scemo che la storia del film l'ha scritta lui