Divisa in 9 capitoli come una regolare biografia, è la storia fittizia di Antonio Hutter, attore di insuccesso, e quella, falsamente vera, di Haber, svergognata forza della natura in forma di attore che eccede, esorbita, straripa. A slalom tra verità e finzione, facendo intervenire come testimoni (veri? falsi?) personaggi famosi dello spettacolo, Monteleone, sceneggiatore al suo esordio nella regia, coglie di Haber (che ha un padre ebreo rumeno) soprattutto la dimensione patetica dello schlemiel, buffo sognatore sfortunato. Purtroppo il referente non è New York né Hollywood, ma la commedia italiana e Cinecittà con la sua pitoccheria sbrindellata: ne esce una piccola traversata degli ultimi vent'anni di cinema italiano. Composto di materiale eterogeneo, il film s'avvale di un montaggio (Cecilia Zanuso) che ne mimetizza i difetti e ne esalta i pregi. 50° film di Haber, premiato con il Nastro d'argento del migliore attore. 1° premio a Sulmona.