E la notte si tinse di sangue

Belfast, nel pieno degli scontri politico-religiosi. Cain Adamson (Mathieu Carrière), un americano reduce dal Vietnam, si aggira tra attentati e orrore e, a un soldato che gli chiede dove sia diretto, risponde: “A casa”. Affamato e senza soldi, Cain bussa alla porta della casa che otto giovani infermiere dividono, lavorando in diversi ospedali e istituti della città. Amy (Carole Laure) gli dà da mangiare. Lui è compito e gentile, benché strano, e, dopo aver mangiato, se ne va. Ma, durante la notte, torna e si introduce di nascosto nella casa, armato di un coltello e di pessime intenzioni. Profondamente radicato nella realtà violenta del luogo e del tempo in cui è ambientato, è un film duro e feroce, che traccia un ritratto di psicopatico indotto alla violenza dalla violenza che lo circonda. Il parallelo tra Vietnam e Irlanda del Nord emerge con amara naturalezza a esemplificare la macroviolenza dei sistemi politici in cui la microviolenza individuale è indistinta, una goccia in più nell'orrore. Lo squallore urbano è reso con i toni della verità e aumenta la credibilità drammatica della storia. Parallelamente, viene mostrata la vita che va avanti nonostante tutto, con le giovani infermiere a rappresentare il lato positivo dell'umanità. Esempio di thriler horrorsociopolitico, non infrequente in quegli anni, con evidenti ambizioni solo in parte realizzate. A una prima parte, non priva di sottigliezze e di acute osservazioni, corrisponde una seconda, più meccanica ed esteriore, che dispiega la violenza privata conseguente a quella pubblica, con echi stile ~L'ultima casa a sinistra, neanche troppo nascosti, e largo uso di sesso e violenza. Inoltre, le generiche motivazioni misogine del protagonista banalizzano in parte il preciso contesto precedente. Il reparto femminile – le infermiere – è particolarmente ricco e interessante, con le italiane Leonora Fani (costretta dal protagonista a una drammatica scena lesbo) ed Ely Galleani (meno in evidenza, nei creditscome Ely de Galleani), in aggiunta all'intensa Carole Laure e a Debra Berger, a formare un cast internazionale di indubbia efficacia. Mathieu Carrière è giustamente sinistro e tormentato nel ruolo principale, ma non riesce a essere del tutto convincente come reduce dal Vietnam