Cannibal holocaust

Cannibal holocaust

14,99€
Non disponibile

Etichetta: Cinekult
Codice articolo: prd17799
Categoria: BLU RAY » Film Horror
Caratteristiche
Anno: 1980
Regista/Autore: R. Deodato
Tipologia: Nuovo
Trama

Quattro giovani telereporter americani, con una salda esperienza di lavoro nelle zone di guerra, si avventurano nella remota foresta dell'Amazzonia, per girare un documentario sulle tribù indigene che vivono lontane anni luce dalla civiltà. A finanziarli è una stazione televisiva di New York. Sono passati alcuni mesi dalla partenza, ma i quattro sembrano scomparsi. Il professor Harold Monroe, antropologo, viene allora incaricato di mettersi sulle tracce dei reporter. Accompagnato da una guida locale, il docente si spinge anche lui nella foresta amazzonica. Le insidie sono a ogni angolo, tra belve feroci e indigeni dediti al cannibalismo. È in mezzo a questo inferno in Terra che l'antropologo trova le pellicole girate dai reporter e scopre che fine hanno fatto. È con l'espediente del documentario, in realtà falso, che il regista italiano Ruggero Deodato dà vita a uno dei film più agghiaccianti e controversi della storia del cinema. Non un horror né un semplice mockumentary, ma una spietata catalogazione di ogni genere di aberrazione. Stupri, squartamenti, decapitazioni, evirazioni e impalamenti. Niente è risparmiato alla visione. Tutto è ripreso con accanimento sui dettagli. Un film per stomaci forti, certo, ma che suscita riflessioni che vanno al di là del genere cannibal movie, nato nel 1972 con Il paese del sesso selvaggio di Umberto Lenzi, in un'Italia sconvolta dalle immagini del terrorismo di piombo sparate ogni giorno dai telegiornali. Deodato, ribattezzato "Monsieur Cannibal" con la sua trilogia dei cannibali (Ultimo mondo cannibale, Cannibal Holocaust e Inferno in diretta), punta chiaramente a un facile sensazionalismo. E ci riesce bene, visto che questo secondo capitolo della trilogia è uno dei film più censurati della storia del cinema, bandito e tagliato in oltre cinquanta paesi del mondo. Protagonista di controverse vicende giudiziarie per le violenze reali inflitte agli animali durante le riprese nella foresta amazzonica, giustificate con la volontà di ricercare la massima aderenza stilistica alla realtà. Un realismo così crudo ed estremo da far pensare che ci si potesse trovare di fronte a uno snuff movie. Accusa alimentata dalla scomparsa, per un certo periodo dopo le riprese, dei quattro attori che hanno impersonato i reporter spariti nel film. Un'astuta trovata pubblicitaria che diverrà un caso di scuola, seguito di pari passo, diversi anni dopo, dal mockumentary horror The Blair Witch Project. La freddezza chirurgica - stemperata solo dagli accenni di umana pietà suscitati dalla musica che accompagna alcune sequenze - con cui il regista mette in scena una violenza così efferata, al di là del disgustoso sensazionalismo, implica una riflessione sui metodi e le leggi della società dello spettacolo, di cui il film rappresenta una critica profonda. Il realismo impietoso perseguito da Deodato è lo stesso, estremizzato, con cui i mass media rimandano immagini e sequenze dell'orrore provenienti da ogni parte del mondo. Un realismo perseguito in modo cinico, senza alcuno scrupolo o pietà nei confronti delle vittime. Proprio come fanno i quattro reporter autori del finto documentario rilanciato da Cannibal Holocaust, avvoltoi che inseguono lo scoop a tutti i costi, persino con l'intervento diretto - e barbaro - sulla realtà che dovrebbero limitarsi a filmare. Non possiamo, allora, non domandarci chi siano i veri cannibali, se gli uomini che vivono nella natura selvaggia o i cosiddetti "civili" di cui siamo circondati. Una riflessione, quella imbastita da Deodato, che anticipa la critica ai mass media tratteggiata diversi anni dopo da Oliver Stone in Assassini nati. Dunque un film precursore su più fronti, questo Cannibal Holocaust, ma comunque reo di quello stesso uso spregiudicato e insopportabile della violenza che vorrebbe denunciare.

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