Black cat

Nella campagna inglese, una persona perde il controllo dell'auto e muore nel conseguente incidente a causa forse di un gatto nero che lo guata dal sedile posteriore. Il gatto appartiene al professor Robert Miles (Patrick Magee), bizzarro e solitario individuo con capacità medianiche, dedito alla registrazione delle voci dei morti. Jill Travers (Mimsy Farmer), fotografa americana in vacanza, trova un microfono sopra una tomba del cimitero e, incuriosita, vuole scoprire a chi appartiene. Intanto due ragazzi, Maureen (Daniela Doria) e Stan, appartati in una capanna sul fiume, muoiono in modo apparentemente inspiegabile, bloccati dentro e soffocati dalla mancanza d'aria. La mamma di Maureen, Lilian (Dagmar Lassander), avverte la polizia della scomparsa dei due ragazzi e le indagini sono affidate all'ispettore Gorley (David Warbeck) di Scotland Yard. Jill ha scoperto che il microfono appartiene al professor Miles e va a trovarlo. Ispirato molto alla lontana al racconto di Edgar Allan Poe (la cui brevità ha sempre reso necessario costruirvi attorno trame ex novo in tutte le riduzioni cinematografiche), è un Fulci minore, con qualche buon momento e qualche buona intuizione, ma tra i meno interessanti dei suoi film del periodo. La regia è misurata e attenta a cogliere le suggestioni dell'ambiente e le inquietudini oltretombali. Il cast è buono: Patrick Magee e Mimsy Farmer sono una buona coppia di protagonisti, con David Warbeck a dare adeguato supporto con la solita efficienza. Anche Dagmar Lassander emerge in un ruolo minore, svolto con la giusta intensità, mentre Al Cliver è un po' sacrificato in una parte senza consistenza. Godibile